OSSERVARE, ASCOLTARE, ESPRIMERE

Scrivere, come leggere, può ri-creare la realtà in un’esperienza intimamente autentica.

Ri-creativa.

La teoria che viene in supporto alla scrittura creativa può essere appresa, esercitata. Resa propria, può essere superata scrivendo e, narrando, dimenticata.

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domenica 20 ottobre 2013

Scrittura Creativa - Inizio corso a novembre


Il percorso della durata di 24 ore, suddivise in 12 lezioni da 2 ore, rappresenta un primo approccio alla scrittura creativa. Da qui il nome Starting.
È indicato per chi scrive già - non importa in che forma -, per chi vorrebbe scrivere e per chi, semplicemente, ama leggere. È rivolto a chiunque ha l'attitudine a porsi domande.
Non ci sono limiti di età, non sono necessari requisiti particolari.

Osservare con curiosità il mondo e lasciar risuonare le emozioni nel proprio animo sono qualità forse associate alla giovinezza, ma presenti nella vita quotidiana di ognuno. Ogni persona, anche se a propria insaputa, è protagonista di una storia che chiede di essere svelata.
“Là dove ogni cosa è nota, non si dà narrazione”, scrive Cormac McCarty, romanziere e sceneggiatore di ‘Non è un paese per vecchi’ (2007) e ‘The road’ (2009).




Lo Starting è un percorso personale, non autobiografico. Meglio affidare le proprie parole a personaggi ‘altri’. Instaurare una distanza necessaria a leggere attraverso il proprio racconto è importante per poter creare una storia analoga, ma nuova.
Siamo circondati da parole, idee, stimoli. ‘Creatività’ è provare ad associarli in modo insolito: originale.

Un lettore spesso cerca emozioni - piuttosto che luoghi o nomi - in cui potersi ri-conoscere. Un lettore forse desidera scoprire che una realtà diversa e lontana potrebbe non essere così differente dalla sua esperienza.
A ritroso, è questo il percorso e la sfida che deve raccogliere ogni scrittore.

Ogni racconto è giusto, e ogni storia merita di essere raccontata!




Attraverso letture, citazioni, prove pratiche, potrai sperimentare un nuovo modo di vedere una realtà che già conosci.

Domenica 8 novembre, ore 18:00, presso il Centro Culturale “A. Moro” avrà inizio il corso organizzato dall’Università delle Tre Età di San Salvo.


Info e iscrizioni al 345.7777788 (Segreteria Università delle Tre Età)

mercoledì 2 ottobre 2013

sabato 11 maggio 2013

Trucchi - Accumulare descrizioni e scene


Niente è sbagliato se c'è la voglia di andare avanti.
Nei prossimi articoli troverai una selezione degli 'errori' che capitano solo a chi scrive.
Tante possibilità di impiegare creativamente il lavoro già fatto.
Tanti esercizi per superarsi e proseguire con una marcia in più!


2. Accumulare descrizioni e scene, sviluppare fatti non collegati alla trama


È questo che accade nei primi mesi di attività.
Più che una possibilità è una regola.

Forse vi state solo ‘schiarendo la voce’.
Forse state prendendo tempo per mettere a fuoco la trama, per imparare a conoscere meglio il personaggio, i vostri stessi gusti e desideri. Forse non ancora vi sentite pronti a fidarvi del vostro intuito, a lasciarvi andare. Senza regole, senza grammatica, forse senza un '...perché?'.

La maggior parte degli scrittori concorda che la prima stesura è "di pancia". Ciò che ne esce è spesso sgrammaticato, frammentario, distante dalle proprie intenzioni, imprevisto. Ma è straordinariamente carico di emozioni, ricco di ottime idee. Non si tratta ancora di un racconto breve. È solo una semplice e preziosa prima stesura.
La soluzione si chiama tema.

Se avete deciso di mettervi di fronte ad un foglio bianco probabilmente è perché volete scrivere. Chiarite a voi stessi se e chi leggerà le vostre parole, se ciò che fate è solo ed esclusivamente per voi. Chiarite che la penna vi condurrà dritti verso dove volete andare, checché ne dica la vostra ragione.
Volete scrivere davvero?!
Cosa state evitando di scrivere?
C'è qualcosa di cui 'non' vorreste mai parlare?!
E di cosa volete parlare, allora?!

Potete iniziare da lì.
O da un altro punto.
Lasciate che accada ciò che 'deve' accadere.
Nulla di più.
Niente di meno... 


sabato 30 marzo 2013

Ricordo

(di Giorgio Conti)


Se ora non fossimo qui, sarei dove sto di solito. Al parco, vicino il chioschetto dei gelati. Sul cartello, a fianco ai gradini di ingresso, c’è scritto “Parco dei limoni”.
Mi piace la sensazione dell’erba e della sabbia fina sotto i piedi, tra i cespugli bassi.
C’è scritto “Parco dei limoni” anche se di limoni non ne ho mai visti.
Cerco una panca libera accanto al tavolo di assi di legno. Porto qualcosa da leggere, ascolto la musica.
Dal chioschetto dei gelati, tra i tamerici, si vede la linea del mare. Resto lì finché arriva Martina.

La settimana prossima andrò a fare la spesa.
Sul volantino ci sono i formaggi in offerta. In freezer, c’è una porzione di zuppa di legumi.
Da quando ho iniziato a lavorare conservo sempre una porzione di legumi. Sono lessi e con un filo d’olio. Posso condirli con dei cubetti di pancetta e del curry. Mi piace il curry. E il soffritto di cipolle con una noce di burro. Il burro lega meglio i sapori.
Potrei fare questo per cena. Legumi e formaggio.
Lei è davvero gentile. Le presenterò Martina!

Anche ieri ero lì.
A pomeriggio inoltrato la brezza smette di soffiare. Il mare riflette i colori del cielo. Si sente solo la musica rock del chioschetto. “Love me do” si confonde nel silenzio, si disperde come fumo che sale.
Avevo tirato fuori dalla sacca il telo, l’acqua, i tovaglioli. Lo avevo steso sulla panca, mi ero avviato. Verso la musica. Attraverso i rami, le ombre iniziavano ad allungarsi.
Stavo tornando con due Nastro Azzurro.
Ma questo non lo ricordo…

Il cartoccio delle pizze profumava di origano e pomodoro. Era chiuso. Ancora caldo. Stavo andando a sedere con la mia bottiglia in mano. Non mi ero accorto di non essere solo. Avevo riconosciuto una voce, forse. Mi stavo girando. Lo stavo facendo lentamente. Faccio così ogni cosa, al parco dei limoni.
Non mi ero accorto di cosa avesse in mano.
Ero contento.
Questo me lo ha detto lei.
Non ricordo chi era. No, non ricordo se aveva i capelli neri o biondi.

Questa mattina mi hanno fatto delle domande a cui non sapevo rispondere.
«Scrivi con la destra?», hanno chiesto. Mi hanno dato un foglio.
«Prova a scrivere dei numeri, se ti vengono in mente. La tua data di nascita, per esempio». Uno di loro mi ha steso una penna. «Se vuoi, puoi aggiungere il nome di una città».
Sembrava che stessero aspettando qualcosa.
Ho poggiato il foglio sul risvolto del lenzuolo. L’inchiostro tracciava un piccolo solco.
Sentivo la testa pesante. Vedevo aumentare i numeri, in fila, uno dopo l’altro.
Non so quanto ho dormito.
Qualcuno mi tocca la spalla.
Li ho sentiti dire che andava bene così. Che era tutto a posto. I numeri potevo conservarli e giocarli al lotto, quando uscivo.
«Sei nato fortunato», hanno detto.
Questo lo ricordo.

Non ricordo di essermi coperto con un braccio, né come sono arrivato fin qui. Non ricordo di aver contratto la pancia. Questo lo sto sentendo ora.
Avevo detto «Che succede? », dice lei.
«Aspetta un attimo. Parliamone», avevo aggiunto.
Lei era lì. Ha visto tutto.
Non ricordo neppure questo.
Mi guarda. Ha gli occhi lucidi.

Sono qui perché non sono in forma per alzarmi. No, non era questo che chiedeva…
Non so cosa ho sulla tempia. «Quale garza?», rispondo. Da quanto tempo sono qui?!
Passa la mano sul viso. Tasto sopra l’orecchio.
Questa specie di mal di testa. Forse è la fasciatura. Sembra tutto lento. Finto.
No, non ricordo se ho inciampato.
Ho battuto sulla panca, dice.
Non mi ricordo.
Non ricordo niente di tutto questo, le dico.

Non so cosa rispondere, non so cosa dire mentre la ragazza con i capelli neri mi fissa. Stringe le dita davanti la bocca. Vorrei poter rispondere. Non so cosa fare. Vorrei poterla aiutare. Non so come.
Arrotolo il volantino. Lo stringo tra le mani. Sento il suo respiro farsi profondo.
Le chiedo se conosce Martina, se sa dov’è.
Martina. Lei la ricordo.

Forse ho detto qualcosa di sbagliato.
Le guance della ragazza con i capelli corti sono diventate rosse. Come i suoi occhi. Il mento trema. Devo aver detto qualcosa di sbagliato.
Prende un respiro.
La ragazza con i capelli neri si tira sulla sedia. Inghiotte. «No», dice, e si avvicina. La sedia sbatte contro il letto. Tira su col naso. «Non conosco Martina», sussurra. Profuma di muschio bianco.
Si stringe nelle braccia. Mi guarda.
Si abbandona sullo schienale. Non dice una parola.
«Me la descrivi? »
La sua voce è cambiata.

«Martina ha un fisico asciutto, i capelli rosso mogano. Da quando ci siamo trasferiti qui li tinge, ma non sono rossi. Sono lunghi e morbidi».
La ragazza con i capelli neri fa uno scatto. Si gira verso la parete. Sembra che qualcuno l’abbia chiamata. Guarda il pavimento. Non ho sentito niente. Insegue qualcosa con lo sguardo, fino alla finestra.
Fuori brilla il sole.
Allora mi fermo.
Torna a guardarmi.
La bocca no, ma i suoi occhi, neri, sorridono.
«Ha gli occhi scuri e un’espressione… se non la conosci diresti che è arrabbiata».
La osservo.
«Una volta, eravamo al mare, si avvicina, sorride e dice: “Questa è casa mia”».
Mi guarda.
Una lacrima cola giù dalla matita. Brilla.
«…oggi è domenica», dice.
«Domenica 5 ottobre».


domenica 10 marzo 2013

Sensorial descriptions

Ci sono alcune tecniche che ti aiutano a mettere a fuoco e trasmettere le tue idee. Agevolano anche il lettore nel seguire ciò che gli stai comunicando.
Ti danno inoltre degli spunti per ...stupire te stesso!
Unica raccomandazione, attenzione: potresti rischiare di divertirti!




Fare descrizioni centrate su stimoli sensoriali: in poche parole dicono tanto...

  • trasmettono fisicità, sono realistiche, permettono di immedesimarsi
  • aiutano a 'costruire' la realtà della storia, per chi legge e chi scrive
  • rendono il racconto verosimile,  'tangibile', danno autenticità


Gli stimoli sensoriali sono:
  1. visivi - il sole illumina i campi coltivati, si distinguno file di ortaggi, sono verdi, ci sono alberi con rami curvi di frutti, la strada è di terra battuta...
  2. uditivi - gli uccelli cinguettano, si sente il fruscio delle foglie mosse da una leggera brezza, il ronzio di un'ape su un fiore attira la mia attenzione...
  3. tattili - le scarpe affondano nel terreno umido, mi poggio al recinto di legno, è ruvido, le venature del legno solleticano le dita, una folata tiepida mi accarezza il viso...
  4. olfattivi - l'odore di terra si mischia a quello dell'erba appena tagliata, passo accanto ad una pianta di salvia, il suo profumo fresco e pungente si spande...
  5. gustativi - mordo una pesca: sotto la buccia aspra sento un gusto dolce, è il sapore della frutta matura.
In un racconto breve il modo migliore di utilizzarli è alternandoli. Farlo mantiene attivo te e il tuo lettore!
Puoi 'esplorare il mondo' aiutarti con un dizionario dei sinonimi.


Trova un'immagine che ti piace e prova anche tu!


martedì 5 marzo 2013

Le 5S

In un racconto breve - ma anche parlando - hai bisongo di due corpi: uno che si immerga nella narrazione, uno che ti tenga collegato al mondo reale. Se uno di questi manca rischi di non lasciarti coinvolgere nella storia, di non 'sentirla', oppure rischi di immergerti completamente e non essere in grado di riportare informazioni all'esterno. In entrambe i casi perdi il meglio. Invece con ogni frase puoi andare dritto a segno. 

Semplicità: anche le cose grandi si fanno un passo per volta. La distanza tra un passo e l'altro è quella minima per mantenere l'equilibrio e non restare fermi. Più è difficile il percorso che vuoi seguire, più brevi potrebbero essere i passi. Come quando cammini nel buio. Se hai fretta probabilmete sbatterai, o inciamperai. Lo stesso accade quando racconti una storia.

Stupore: la narrazione parte da un evento concreto che ti ha colpito, ma dopo deve essere in grado di trasportarti. Non sapere dove ti porterà, per un pò, è la tua migliore bussola. Se ti stupisci di dove la narrazione ti sta portando probabilmente riuscirari a stupire anche il lettore. Sii tu il tuo primo lettore!

Singolarità: non solo un passo (frase) per volta, ma ogni passo come se fosse l'unico, il primo e l'ultimo. Un tema, un argomento, una storia. Così puoi andare a fondo e toccare il centro della realtà che stai affrontando. Quel centro, e tutto ciò che ci ruota intorno, sei tu, la tua storia. Tu sei unico, il tuo modo di esprimerti è singolare. La tua storia è tua e di nessun'altro. Raccontala come solo tu puoi fare!

Sperimentazione: muoviti nel tuo mondo, tocca, osserva, annusa, ascolta, gusta. Prova strade nuove ogni volta che senti di star rallentando. Quando riesci a sentire la tua voce prova a variarla leggermente finché non trovi la tonalità che ti appartiene, quella che riesci a mentenere senza doverci stare a pensare. Nella realtà della tua storia ogni cosa diventa possibile!

Scoperta: segui le frasi, i personaggi, i sentimenti. Quando ti guardi intorno e riconosci luoghi, situazioni, personaggi, sei arrivato al centro della narrazione. Ora puoi vedere in che posto sei e cosa stai facendo, puoi fare di un insieme di frasi una storia. Giunto qui, di cosa parla la tua storia, come andrà a finire, lo decidi tu. Fin'ora ti ha portato la narrazione. Ora devi condurla tu dove lei vuole andare. Con semplicità.


Una buona storia non è quella che vende, è quella che ti coinvolge e ti emoziona.



domenica 3 marzo 2013

Trucchi - Sfoggio di conoscenze


Niente è sbagliato se c'è la voglia di andare avanti.
Nei prossimi articoli troverai una selezione degli 'errori' che capitano solo a chi scrive.
Tante possibilità di impiegare creativamente il lavoro già fatto.
Tanti esercizi per superarsi e proseguire con una marcia in più!



1. Sfoggio di conoscenze, tecnicismi, parole mai sentite nella vita quotidiana.


È capitato a tutti, almeno una volta. Capiterà ancora.

Se dovessimo scrivere un libretto di istruzioni, una raccolta di procedure... sarebbe perfetto! Allora, se forse è questo che ci piace, possiamo scriverlo davvero? Ce lo vieta qualcuno?!

Sarà il manuale del perfetto idraulico, le istruzioni per l’assemblaggio di un motore, il vademecum del provetto automobilista, una raccolta di ricette del cuoco migliore, il foglio illustrativo di un farmaco miracoloso, il trattato del genitore irreprensibile?
Non ci sono limiti alla creatività!

Se avete una buona idea, una trama e un personaggio che possano incastrarsi su questo manuale, perché non provare, una scena alla volta, a intervallarcela?!

E cosa succederà quando la voce 'garanzia' si sovrapporrà con quello che sta facendo il vostro personaggio?!

Stupite voi stessi prima di stupire il lettore!



giovedì 31 gennaio 2013

Scrittura e benessere: esercizi - V pt

Quelli che seguono sono 4 suggerimenti utili per migliorare la tua salute e il tuo benessere attraverso la scrittura. Non è necessario che li impari, basta conoscerli. Conserva questo foglio. Forse un giorno ci penserai... Allora potrà tornarti utile. 
Le parole ti liberano. Lasciati andare… Libera le parole!


1. Darsi alternative: spesso ci poniamo di fronte a delle scelte nei termini di ‘fare’ o ‘non fare’ qualcosa. Anche Shakespeare ci pone il suo dubbio in forma dicotomica: ‘essere o non essere?’ Forse così abbiamo di fronte a due scenari estremi e ugualmente complicati. L’idea di semplificare e ridurre le scelte a due possibilità può essere una falsa semplificazione. A volte non è ‘fare’ la soluzione, ma ‘essere’. Quando c’è un dubbio, un pensiero ricorrente… forse è meglio fare un passo indietro e raccontare cosa è accaduto, sentire cosa sentiamo, quali sono le nostre emozioni. Un foglio di carta può essere un interlocutore attento e discreto.


2. Puntare al cuore: a molti capita di aver chiaro in mente cosa dire a una persona. A volte però quella persona non è presente o l’occasione di parlarle è passata. Il tempo passa ma le parole non dette, il loro pensiero, resta. Ora non si sa se e quando potremo avere l’occasione di esprimerci. Preferiamo aspettare?! Se vogliamo toglierci un sassolino dalla scarpa, possiamo scrivere una lettera in cui esprimere quello che proviamo, dire cosa non abbiamo detto e vogliamo ancora dire. Non importa che quella persona leggerà davvero ciò che abbiamo scritto: ciò che ognuno fa è per sé. Se vuoi mettere al sicuro le tue parole, allora puoi conservare il foglio, o gettarlo. Altrimenti puoi prendere una busta… e spedirle. Sei libero.


3. Vedere da fuori: ogni traguardo raggiunto, ogni riconoscimento positivo di ciò che siamo e ciò che facciamo ci fa stare bene. Allo stesso modo ogni sconfitta ed ogni silenzio finisce per rattristarci e inibirci. Poco alla volta questo silenzio può venire coperto da tutto ciò che ascoltiamo ogni giorno, dai pensieri, e ci ritroviamo, senza sapere come ci siamo finiti, in un labirinto che sembra senza uscita. Un passo indietro. E più d’uno, se è necessario. Dov’è iniziato il silenzio? Puoi prendere carta e penna e raccontare i fatti da principio, descrivere cosa è cambiato intorno a te. Tutto, visto dalla prospettiva giusta, si può risolvere. E se non si può risolvere, questo non è un motivo per fermarsi. Vale la pena di avere cura di se stessi. Domattina il sole sorgerà e ci sarà un nuovo giorno. E tu? Vuoi davvero continuare a pensare a ‘ieri’? Ciò che cambia è ciò di cui non hai più bisogno.


4. La persona giusta al momento giusto: c’è un’ultima cosa da dire a proposito della scrittura. Scrivere, un po’ come pensare, può diventare un’abitudine. Pensare molto, a volte, quando le migliori certezze sono in bilico, è utile proprio per allontanarsi dall’agire. Può essere una strategia adatta, per un po’. Pensare aiuta ad agire, scrivere migliora la salute. Pensare e scrivere non bastano a risolvere i problemi. Ogni volta che trovi un sentimento o un ricordo spiacevole di cui vuoi provare a liberarti, scrivere e raccontarlo può essere un mezzo adeguato. Per rendere più efficace quello che fai non è necessario scrivere tanto: meglio scrivere bene! Prenditi 15 minuti e racconta i fatti, 1. cosa è successo, 2. cosa hai provato (gli stati d’animo) e 3. perché (i pensieri più profondi che hai fatto). Non preoccuparti della grammatica e scrivi di getto. Ricorda che la persona giusta non biasima, non giustifica, non offre soluzioni, ma ascolta. Alla fine fa un momento di silenzio. Forse trova anche una parola buona. La persona giusta sei tu. Ogni volta che vuoi puoi scrivere, consapevole di scrivere a te stesso, per te stesso.

sabato 26 gennaio 2013

Scrivere: tempi - IV pt

Per scrivere non è necessario fare molto, è importante fare bene. Stiamo o non stiamo parlando di minimalismo?

Un racconto di 1.800 battute (cioé un foglio A4 scritto su tutti i righi) impegna un'ora circa ed è più che sufficiente per sviluppare un'idea.
Pochi paragrafi o scene, ben assestati, sono un buon modo per iniziare. Quattro o cinque, potrebbero bastare per trasmettere delle sensazioni e imbastire una mini-narrazione.
Non puntate sulla quantità: preferite la semplicità e il contenuto. Pensate 'cosa voglio dire?' 'Attraverso quali immagini, personaggi o azioni posso esprimerlo?'
Quello che avete scritto, se vi piace, è una base che resta. Considerate che una buona idea, ben delineata, può sempre essere ripresa e ampliata.

Suddividete il racconto in parti in base al loro contenuto o alla parte della storia che sviluppano.
Così sarà più semplice riordinarle o revisionarle se l'effetto complessivo non vi soddisfa. Se alcune parti vi piaccino, altre no, vedrete subito dove intervenire tagliando, modficando, riscrivendo. Chiedetevi 'Da cosa mi accorgo che una parte non mi soddisfa?', 'Cos'hanno in più le parti meglio riuscite?'
Le prime volte la soddisfazione più grande, e anche la migliore, è riuscire ad arrivare al punto.
Arrivarci non è affatto semplice. Vorrà dire che avete setacciato a fondo emozioni e idee dentro voi stessi, e che probabilmente state andando nella giusta direzione.



martedì 15 gennaio 2013

Scrivere: tempi - III pt

C'è chi sostiene che scrivere significa riempire pagine e pagine, farlo con scioltezza fino al punto. Rileggere il tutto e trovarlo molto soddisfacente. Considerate che la maggior parte delle volte non è esattamente così che andrà.

Solo chi ha provato conosce la sensazione di essere di fronte una pagina bianca, avere delle idee e non trovare le parole. Niente paura: anche per questo esistono dei trucchi!
Un'idea può tormentarci per giorni prima di trovare il momento giusto per riuscire a metterla per iscritto. Tutti i tentativi precedenti di esprimerla possono essere molto utili a conoscere meglio quest'idea, a delinearla, a metterla a fuoco. Possono essere preziosi per conoscere meglio come ci troviamo di fronte al senso di frustrazione e alla solitudine insite in un foglio bianco.

Una buona idea - e un buon racconto - è come un cavallo selvaggio. Ci vorrà un po' di tempo per ammansirla. Chi vuole cavalcarlo farà bene ad avvicinare con calma il cavallo,  ascoltando imparando e rispettando i suoi tempi. Montargli in groppa prima del tempo aumenta le possibilità di finire disarcionati. Se è un cavallo  dal carattere molto forte probabilmente vi disarcionerà, prima o poi. Ma se saprete apprezzarlo lo stesso, se sarete capaci di trovare in lui qualcosa di unico e di speciale, probabilmente quel cavallo vi riuscià a portare molto lontano.



venerdì 4 gennaio 2013

Scrittura e benessere - IV pt

Quando scrivere aiuta


-  Quando ci sono eventi o situazioni ‘rimaste in sospeso’.

-  Quando si è affrontata un’esperienza importante (spiacevole o piacevole).

-  Quando c’è stato un cambiamento repentino che ha avuto forti implicazioni.

-  Quando non si riesce a prendere sonno.

-  Quando c’è un pensiero che emerge continuamente.

-  Quando c’è qualcosa che non si può dire.



Effetti della scrittura

Scrivere può abbreviare i tempi di adattamento a situazioni nuove, non può annullarli.
Scrivere può aiutare a comprendere cause di eventi e possibilità future, non può bastare a risolvere problemi concreti.
Se c’è un cambiamento in atto, scrivere, in una certa misura, può rendere più sensibili e amplificare pensieri e sentimenti. Può abbreviare i tempi, non ridurre i costi emotivi né modificare le circostanze presenti e future.
In un momento di relativa tranquillità scrivere ridimensiona pensieri e sentimenti rendendoli più gestibili, può risolvere i pensieri che per del tempo sono rimasti in sospeso. Scrivere aiuta a trovare un senso personale agli eventi, a collocarli all’interno della propria esperienza di vita e, in questo modo, a superarli. Scrivere è utile per ‘rallentare’, per dare una struttura e organizzare pensieri e sentimenti, traducendoli in parole.
Scrivere concentrandosi sui sentimenti sviluppa l’uso di ‘vocaboli emozionali’. L’uso di vocaboli emozionali positivi è correlato con un miglioramento della salute fisica.

Breve-medio termine: immediatamente dopo aver scritto di eventi spiacevoli è possibile che ci si senta tristi, depressi, arrabbiati. Ripercorrere con la mente è come rivivere un evento, riporta alla luce le reazioni che ha suscitato. Questi sintomi sono normali e transitori. Durano qualche ora. Una sensazione di sollievo può arrivare in un secondo momento.

Medio-lungo termine: scrivere di pensieri e sentimenti profondi induce un miglioramento dell’umore, un atteggiamento più positivo, una migliore salute fisica. Gli effetti positivi possono durare da alcune settimane ad alcuni mesi.